Fuga dalla libertà
Appunti da "Fuga dalla libertà" di Erich Fromm.
Il problema chiave della psicologia è lo specifico genere di rapporto che l’uomo ha con il mondo (e non la soddisfazione o meno di un bisogno istintivo), nel rapporto ricorsivo con cui l’uomo crea ed è creato nella storia della civiltà.
Questo rapporto con il mondo è avvertito come comunanza o solitudine.
La solitudine morale è intollerabile, è lei che rende intollerabile quella fisica. E’ a causa sua che religione e ‘ismi’ diventano rifugi che però distruggono la libertà e integrità.
Fromm distingue i legami primari, organici, che implicano la mancanza di individualità ma che danno sicurezza e direzione all’individuo, dai vincoli secondari, culturali.
I vincoli secondari della nostra cultura non costituiscono una vera unione con il mondo, e dunque promuovono la disintegrazione dell’individuo che per difendersi spesso instaura una dinamica sadomasochista.
Una volta che l’uomo si sia liberato dai legami primari deve trovare sicurezza in modi diversi da quelli della sua esistenza pre-individualistica.
Per evitare la solitudine può sottomettersi oppure collegarsi con l’uomanità e la natura, attraverso l’amore e il lavoro creativo, senza eliminare la propria individualità.
La debolezza biologica dell’uomo è la condizione della civiltà umana, che è la storia della liberazione dai legami primari, verso un adattamento anche attivo, produttivo, con una scelta.
Ogni passo verso una maggiore individuazione ha minacciato, nella storia, nuove insicurezze, da qui conflitti e lotte.
Nel mondo medioevale la persona si identificava con il proprio ruolo nella società: era un contadino, un artigiano, un cavaliere e non un individuo a cui capitasse di avere questa o quest’altra professione.
L’ordine sociale era concepito come naturale; la società medioevale non privava l’individuo della sua libertà perché “l’individuo” non esisteva ancora.
Entro i limiti della sua sfera sociale l’individuo aveva concretamente molte libertà di esprimere la propria personalità nel suo lavoro e nella sua vita emotiva.
Rinascimento: con le possibilità commerciali dell’Italia, con la nascita di una potente classe danarosa, le stratificazioni feudali diventano meno importanti, l’uomo scopre se stesso e gli altri come individui, entità separate, e scopre la natura sia come oggetto di dominio, sia come oggetto di piacere/bellezza -> accresciuto senso di forza e al contempo di isolamento -> da cui la sete di fama (che prima non esisteva) per ridare significato alla vita.
Nuovo concetto di tempo: così prezioso da non doverlo spendere se non per scopi utili -> il lavoro come valore supremo, l’efficienza come virtù morale.
Non essendoci più un posto fisso nell’ordine economico, l’individuo è abbandonato a dipendere da se stesso e dal proprio sforzo personale.
Nella determinazione dell’obiettivo di successo e ricchezza si è perso “l’abbastanza”. Diventa necessario produrre per un mercato sempre più vasto senza poter di determinare in anticipo le possibilità di vendita, perciò non basta produrre i beni utili, e gli altri produttori diventano concorrenti, potenzialmente ostili, comunque estranei.
Nuova organizzazione del lavoro: aumentando il numero dei lavoranti alle dipendenze di un singolo maestro, le corporazioni assumono un carattere sempre più monopolistico e le possibilità di avanzamento dei singoli lavoranti diminuiscono sempre più, (idem per il commercio).
La Riforma è stata essenzialmente una religione delle classi inferiori e medie urbane e dei contadini.
Il sistema di Lutero ha dato all’uomo indipendenza in materia religiosa, togliendo autorità alla Chiesa, ma gettandolo nell’impotenza e nell’isolamento.
Lutero: corruzione della natura umana e completa mancanza di libertà di scelta dell’uomo; soltanto se l’uomo si umilia e annulla la volontà e l’orgoglio di individuo, la grazia di Dio scenderà su di lui (convinzione di essere amato a patto di arrendersi) -> giustizia estranea, che viene esclusivamente dall’esterno; nel suo rapporto con Dio, l’uomo è essenzialmente ricettivo => elimina l’isolamento e ritrova certezza diventando strumento nelle mani di un potere soverchiante esterno all’individuo => la vita diventa un mezzo rispetto a fini estranei (produttività economica e accumulazione di capitale) “solo chi disprezza questo mondo può dedicarsi alla preparazione del mondo futuro”.
L’uomo deve essere sempre attivo (catatonismo attivo) per vincere il suo sentimento di dubbio e impotenza (es: l’uomo che aspetta una diagnosi infausta non riesce a star seduto tranquillo ma si distrae e ritrova senso di controllo in una attività più o meno frenetica) -> ostilità e senso di risentimento, repressi o camuffati da razionalizzazioni e ‘indignazioni morali’.
La scissione io ideale-io inferiore è rispecchiata in devo volere-devo fare, mentre viene perso il voglio/posso del rispetto.
La valutazione è l’azione di una coscienza aguzzina, che fa oscillare fra l’umiltà intesa come autoannullamento accompagnata al disprezzo per gli altri e il senso di superiorità che sostituisce amore e compassione.
Si radica la convinzione che i sentimenti di irrilevanza e impotenza siano connaturati all’uomo, e che egli debba provare proprio questi sentimenti.
Dio predestina alcuni alla grazia e altri alla dannazione -> convinzione che la comunità religiosa cui si appartiene rappresenti la parte prescelta da Dio, e che il cercare di compiere lo sforzo (in sé inutile) di salvazione è segno di appartenenza al novero dei salvati.
Uomini dunque creati ineguali -> niente solidarietà fra uomini, poi razionalizzazione con la provenienza razziale.
In ogni società lo spirito della civiltà è determinato dallo spirito dei suoi gruppi più potenti sia perché gli oppressi introiettano i valori dell’oppressore, sia perché l’oppressore controlla il sistema educativo.
E lo spirito era anche per i ceti poveri quello della sottomissione a qualcosa di esterno, il capitale, fine a se stesso, guadagno per essere reinvestito, non per essere speso.
Amore: invece che essere affermazione attiva della libertà del soggetto amato, è frainteso come se fosse causato da un oggetto, su cui si concentra l’amore immanente in un attaccamento sado-masochistico.
L’amore per l’uomo come tale, che è la premessa per ogni amore per qualcuno di specifico, viene invece vissuto come astrazione che viene ‘dopo’ l’amore per una specifica persona.
La persona che non ha simpatia per se stessa, che è in costante ansietà per il proprio ego, si comporta narcisisticamente come sovracompensazione per la mancanza di amore per sé, ed è ridotta ad un segmento di sé, all’intelletto e alla volontà, che domina strumentalmente e manipolativamente tutti i rapporti personali e sociali.
Idem per il pensiero filosofico dell’età moderna: nonostante la rivoluzione francese abbia espresso che l’individuo non deve essere soggetto a fini esterni alla sua felicità (e poi Nietzsche, Marx, Feuerbach), i filosofi reazionari postulavano la subordinazione dell’individuo all’autorità spirituale e temporale.
Con l’industrializzazione il padrone diventa un personaggio astratto, con cui il rapporto è indiretto, e rispetto a cui l’individuo è insignificante (situazione in parte compensata dai sindacati).
Il cliente astratto diventa importante, ma quello concreto è privo di importanza, lo si imbonisce attraverso meccanismi di conformismo ossessivo, non lo si incontra.
Le principali via di fuga dalla libertà sono la sottomissione (come nel fascismo) o il conformismo (come nelle nostre democrazie consumiste).
La persona normale dal punto di vista dell’adattamento è spesso meno sana del nevrotico dal punto di vista dei valori umani.
Dinamica della fuga da solitudine, insignificanza e impotenza:
Brama di sottomissione e dominio => subordinazione sado-masochista, concepita come amore o fedeltà, sentimenti di inferiorità concepiti come adeguata espressione di effettive manchevolezze, sofferenza concepita come interamente dovuta a circostanze immutabili.
Le tendenze sadiche sono meno coscienti e più razionalizzate.
Si esprimono nel rendere gli altri dipendenti da noi, nello sfruttarli e nel farli soffrire.
Nel sadismo l’ostilità è di solito più cosciente e più direttamente espressa nell’azione, mentre nel masochismo l’ostilità è inconscia ed espressa indirettamente.
La dipendenza reciproca del sadico e del masochista è scambiata per amore, perché è il loro modo di sentirsi esistere: il masochista disfandosi del peso della propria libertà/solitudine, il sadico per illudersi di controllarla controllando quella dell’altro.
In entrambi i casi la sofferenza non è il vero fine, ma il mezzo per dimenticare il proprio essere tradito da sé eppur sentirsi esistere.
Il sadomasochista è:
autoritarista: ammira l’autorità, reprimendo l’odio, e tende a sottomettervisi, e nello stesso tempo vuole anch’egli essere un’autorità e sottomettere gli altri, disprezzando se riesce davvero a sottomettere => non può mai odiare o disprezzare completamente altrimenti il gioco si rompe, ma deve assolutamente farlo per continuare a giocare.
Il gioco è sostenuto dalla credenza che la vita sia determinata da forze estranee all’uomo, al suo interesse e ai suoi desideri e che la sola felicità possibile sia la sottomissione a queste forze in nome delle quali ritiene di agire.
Il sadomasochista vede ogni differenza (sesso, razza…) come segni di inferiorità o superiorità, una differenza che non abbia questo connotato è per lui inconcepibile.
È un comportamento sadomasochista ricercare un ‘protettore magico’ (Dio, principio, genitore, marito, superiore), es: nell’innamorarsi quando si spera di trovare ciò che si desidera dalla vita non nelle proprie azioni ma dal protettore magico su cui si sposta il centro della propria vita ragion per cui si cerca di manipolarlo.
distruttivo: quando, invece che mirare ad una simbiosi attiva o passiva, tende ad eliminare il suo oggetto come tentativo estremo per non venire schiacciato, come reazione ad una vita non vissuta.
Non parliamo qui della reattività distruttiva che accompagna necessariamente l’affermazione della vita, ma di quella latente e costante fuga dall’intollerabile senso di impotenza, spesso razionalizzata come amore, dovere, patriottismo…
E’ riscontrabile negli individui proporzionalmente alla misura in cui viene stroncata l’espansività della vita (nella classe media inferiore europea la distruttività è molto maggiore che nella classe operaia o nelle classi superiori; ci sono differenze di distruttività nei diversi popoli).
Quando non può rivolgersi distruttivamente contro altri, il sadomaso si ammala.
Conformista: se non fa lo psicotico ritirandosi dal mondo per fargli perdere il suo carattere minaccioso, e se non gonfia il proprio ego fino a far apparire piccolo il mondo al proprio confronto, il sadomasochista in genere diventa conformista: per ridurre il divario fra sé e il mondo adotta (mimetizzandosi) i modelli offerti dalla società.
Finisce per preoccuparsi se ciò che pensa (desidera, sente) è giusto o sbagliato, ma non se è davvero lui a pensarlo, e a posteriori costruisce una serie di pseudoragioni per far sembrare la sua opinione il risultato del suo pensiero, pur essendosi limitato ad adottare l’opinione di un’autorità.
(Il diritto democratico di esprimere i propri pensieri ha significato solo se siamo capaci di avere pensieri nostri. Anche se la libertà di parola è un’importante vittoria, l’uomo moderno si trova in una situazione in cui pensa e dice cose che tutti gli altri pensano e dicono, perché è incantato dalle libertà da forze esterne, e cieco alle costrizioni interne a sé).
Il senso di isolamento e insignificanza viene sostituito da pseudosentimenti (es: senso del dovere, amore conforme.., il brivido del rischio, il vivere vicariamente le emozioni dei personaggi TV) e l’io reale, quello che sta all’origine dell’attività mentale, viene sostituito dallo pseudoio che rappresenta il ruolo che la persona dovrebbe svolgere sotto il nome dell’io.
Questa perdita di identità getta nel panico, che viene sedato con la dipendenza dal continuo riconoscimento degli altri.
Gli artisti e i bambini sono in una posizione rivoluzionaria perché pensano e provano ciò che è veramente loro.
Riassunto di idee con radici emotive diverse espresse con lo stesso nome:
• Amore come dipendenza simbiotica e non mutua affermazione e unione.
• Sacrificio come completa subordinazione dell’io a qualcosa di più grande, non affermazione del proprio essere intellettuale e morale.
• Differenza come differenza di potere e non realizzazione dell’individualità.
• Giustizia come ‘ciascuno deve ricevere quel che merita’ e non come diritto incondizionato alla realizzazione dei diritti umani inalienabili.
• Coraggio come disposizione a sottomettersi e non affermazione dell’individualità rispetto al potere.
• Invece che lasciare che la coscienza della morte e del dolore diventino uno dei più forti incentivi alla vita e alla solidarietà umana, l’idea della morte viene repressa, ma continua ad incidere inconsciamente creando inquietudine/piattezza di ogni esperienza.
La libertà consiste nell’attività spontanea, non automatica, dell’uomo che conosce se stesso.
I momenti di spontaneità, nell’amore e nel lavoro creativo, sono momenti di autentica felicità in quanto di unione con se stessi e il mondo pur senza perdere individualità.
Non c’è nulla di cui ci vergogniamo di più del fatto di non essere noi stessi, e non c’è nulla che ci dia più felicità che pensare, sentire e dire ciò che è nostro.
Dall’attività spontanea, libera dalle illusioni, nasce una nuova sicurezza non fondata sulla protezione ma sulla possibilità di esprimere pienamentese stessi.
Il solo criterio per misurare il grado in cui la libertà venga realizzata è l’esistenza o meno della partecipazione dell’individuo alla determinazione della sua vita e di quella della società.
Modi di paralizzare la capacità di pensare criticamente:
a) insincerità degli adulti verso i bambini e dell’immagine fittizia che si dà loro del mondo
b) superstizione (es: scolastica) che conoscendo un numero maggiore di dati di fatto, spesso privi di nessi, si arrivi alla conoscenza della realtà
c) dichiarare che la verità è una faccenda soggettiva, quasi di gusto, e che l’attività scientifica dev’essere distaccata da fattori soggettivi.
d) Si dichiarano i problemi troppo complessi perché una persona media possa afferarrli, e ci si affida ad uno specialista, e anche a lui solo nel suo campo specifico -> cinismo e ingenuità.
e) Distruggere ogni immagine strutturata del mondo, es: in TV bombardamento seguito da pubblicità.
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