Autostima: come e perché è un imbroglio


Quando si ha una buona autostima ci si sta valutando bene.
Valutarsi bene è meno sgradevole che valutarsi male, ma è comunque sgradevole, e pericolosissimo, perché da soggetti ci trasformiamo in oggetti.

Spesso siamo talmente assuefatti a tale sgradevolezza che non ce ne accorgiamo, non la distinguiamo come una nostra scelta, e con essa costituiamo il nostro stato d’animo di sfondo, di paura e isolamento.

La cultura dell’autostima ci vorrebbe migliori di altri, migliori di noi stessi.
Ci attira nella trappola con la domanda: "sei come vuoi essere?". Questa domanda ci illude della libertà di scegliere come essere, mentre ci toglie quella di essere come siamo.

Per essere liberi, per trovare soddisfazione, piuttosto che autostimarsi, conviene rispettarsi, vale a dire accorgersi dei propri stati interni senza giudicarsi, senza valutarsi.

Quel che va giudicato, per essere responsabile, non sono io, ma il nesso di causa effetto fra ciò che faccio e ciò che ottengo. In questo modo mi mantengo libero di cambiare comportamento, recuperando la possibilità di soddisfarmi e di stupirmi di me stesso e del mondo.